Della schiavitù La questione della rappresentanza Piero Ostellino, “Il Giornale”, mercoledì scorso, sostiene che il capo del governo Matteo Renzi abbia sbagliato a respingere l'accusa di autoritarismo che alcuni oramai gli rivolgono apertamente, fra cui anche Ostellino, facendosi forte di questa sorta di referendum sul Parlamento che in fondo sarebbe un referendum su se stesso. Secondo Ostellino, Renzi si sarebbe “dato una martellata sulla propria credibilità”, poiché scrive, “nella storia delle dittature, sia di destra sia di sinistra, l'appello al popolo, a giustificazione e legittimazione del proprio volontarismo antidemocratico, l'hanno fatto tutti gli aspiranti dittatori, insofferenti della democrazia rappresentativa e desiderosi di liberarsene”. Ammesso anche che Renzi abbia rivelato in questo modo “una demagogica insofferenza per il funzionamento della nostra democrazia”, la richiesta del referendum confermativo è costituzionalmente legittima, perché la maggioranza che ha approvato la riforma non è qualificata. Per cui se si incomincia a ritenere la sovranità popolare “fantomatica”, la questione democratica non è aperta da Renzi, ma gli preesiste, tanto è vero che molte scelte referendarie compiute dal popolo italiano, sono ampiamente discutibili e in effetti sono state ridiscusse. Ad esempio, sono molti che si sono dimenticati come il voto di preferenza, che pure si vorrebbe reintrodotto, è stato abolito proprio da un referendum nel 1992. Renzi aveva all’epoca i calzoni corti e il vituperato Bettino Craxi, che era contrario, aveva invitato i cittadini ad andare al mare. E’ inutile allora prendersela che la scarsa cultura costituzionale di Renzi quando il problema della sovranità popolare, non è mai stato risolto nella vita repubblicana. E’ solo una convenzione che il popolo possa avere dei rappresentanti, tanto è vero che lo stesso Ostellino riconosce alla democrazia rappresentativa i suoi difetti, fra tutti, quello per cui gli eletti dal popolo possano abusare del loro titolo e procurare danno al popolo stesso. Il referendum, come le elezioni, sono l’unica autentica controindicazione, tanto che a proposito di pensatori del passato, ce ne era uno convinto che il popolo fosse libero solo nel momento in cui votata e schiavo appena aveva deposto la sua scheda nell’urna. Roma, 18 marzo 2015 |